Oggi vi parlo di Afloat, il videoclip contemporaneo (in cui ci sono anch’io) del nuovo singolo tratto dall’album “Stolid & Bruised” del cantautore italo – olandese Richard J Aarden.
A dirigere l’emozionale videoclip è il regista veneto Michele Pastrello, nome sempre più noto nell’ambiente underground, autore, tra le altre cose, di Desktop, struggente corto-web pubblicato da Wired, che ha riscosso molteplici consensi. Afloat è centrato sul tema dell’ineluttabilità di qualcosa che deve o, come in questo caso, non deve accadere. Quando il Destino o una forza speculare profila la fine di questo qualcosa, qualsiasi tentativo di tenerlo in vita, in qualunque posto e in qualsiasi momento, è destinato a fallire. I protagonisti, un uomo ed una donna forse un tempo amanti (come suggerisce l’affascinante scheletro rimasto della casa finale), sono come presenze tra il passato e il presente vittime di quel ineludibile destino, personificato dalla figura nera tra la neve. Giunti alla fine del video ritroviamo quest’uomo e questa donna in un luogo in cui non rimane altro che le loro due sedie ormai vuote, che non possono più occupare perché destinati a rimanere “in piedi e senza più nulla da dire”, come sentenzia in una strofa la canzone.
Si è cercato di ricreare quella contemporaneità artistica tipica dei Paesi del nord, da cui viene Richard e a cui si ispira Pastrello, che ha scelto tra diverse location Venete anche il suggestivo Lago del Mis e la foschia innevata feltrina, supportato nel filmarle dalla fotografia di Daniele Serio. Nel cast sono presenti Eleonora Bolla, Andrea Pergolesi e Stefania Trotta. Il regista ci ha confidato: “Adoro la musica di Richard, ed in particolare Afloat, un particolare crossover tra musica elettronica ed acustica. Nel brano ho sentito una poetica intima ed ermetica che ho cercato di riprodurre in immagini. Sia io che Richard amiamo i videoclip come vengono concepiti in Nord Europa, che non sono al servizio dell’ego del cantante, ma della sua musica e dell’arte in senso più ampio. Ciò che proviene da quei Paesi, infatti, non sono solo dei videoclip come sono comunemente percepiti, ma delle vere e proprie piccole esperienze visive ed emozionali. Ecco perché, con questo mio lavoro, spero di dare una mano a importare questo tipo di sensibilità anche qui da noi.” Un videoclip intenso e accorato? “Intenso credo di sì, e certamente è carico di un certo dolore, lo stesso che si prova quando si vede il sole tramontare: inevitabilmente la bellezza lascerà posto all’oscurità. Certo, le dinamiche della nostra vita sono meno naturali e più ‘umane’, e questo forse permette al video di entrare più dentro nel vissuto di chi guarda.“